Svelati i dettagli e le testimonianze sulla macchina di Rolando Pelizza

di

Rino Di Stefano

RinoDiStefano.com

L'ingegner Aristide Saleppichi e il colonnello del SID Massimo Pugliese

C’è qualcuno che ha aperto una vistosa crepa nel muro di riservatezza che Rolando Pelizza si è costruito intorno a sé, per non rivelare la verità sulla macchina che produce energia illimitata a costo zero. A creare questa nuova fonte di informazioni su una delle storie più misteriose degli ultimi cinquant’anni, è stata la pubblicazione, dal 30 aprile 2014 in poi su YouTube, di una serie di filmati che raccontano dettagli inediti sugli esperimenti condotti dallo stesso Pelizza dagli anni Settanta ad oggi (Link a questo canale YouTube). Occorre specificare che questi filmati esistevano da tempo e facevano parte di una raccolta privata che lo stesso Pelizza aveva affidato ad una persona di sua fiducia. Proprio quella persona che, in ultima analisi, avrebbe permesso che i filmati finissero in rete. Delle due l’una: o questo signore se n’è infischiato del divieto imposto da Pelizza di pubblicare quei documenti televisivi che lo riguardavano, oppure Pelizza ha cambiato idea rispetto al passato e ha dato il suo benestare alla pubblicazione. Secondo una persona vicinissima a Pelizza (lo si potrebbe definire tranquillamente il suo portavoce), una simile autorizzazione non è mai stata concessa. Per cui, sostiene sempre questa persona, si deve concludere che i filmati siano stati messi su Internet in modo del tutto arbitrario.
Comunque sia, non c’è dubbio che la pubblicazione di questi video apre una nuova prospettiva circa l’approfondimento scientifico su un’invenzione che, per le sue conseguenze dirette e indirette, potrebbe davvero cambiare il mondo come Fae preparatoria dell'esperimento di Pelizza

oggi lo conosciamo. Tutto quello che noi attualmente sappiamo sulla macchina che annichilirebbe la materia, producendo energia illimitata a costo zero, deriva dalle dichiarazioni dello stesso Pelizza. Tanto per riassumerle in poche parole, lo scienziato che avrebbe trovato il sistema per produrre positroni (cioè elettroni con carica positiva) in grado di annichilire qualunque tipo di materia (quando positroni ed elettroni dello stesso tipo si scontrano, la materia si annichilisce producendo energia allo stato puro), sarebbe stato Ettore Majorana. Secondo il racconto di Pelizza, lo scienziato siciliano, quando scomparve nel 1938, si sarebbe rifugiato in un convento di clausura nel Sud Italia. E sarebbe qui che vent’anni dopo, nel 1958, lo avrebbe conosciuto lo stesso Pelizza, finito casualmente in quel convento. Seguendo il filo di quel racconto, del quale peraltro non esistono prove documentali di alcun tipo, Majorana avrebbe istruito Pelizza sulle nozioni di una nuova fisica e, in pratica, gli avrebbe anche insegnato a costruire una macchina in grado di produrre positroni, per ottenere quantità infinite di energia. Una nuova energia che sarebbe stata in grado di sostituire ogni tipo di carburante e persino il nucleare. Il tutto senza produrre inquinamenti di qualunque tipo, né radiazioni. Non ci vuole molta fantasia per comprendere il significato di queste parole. E non ci vuole neppure molta intelligenza per dedurre che attorno a questa invenzione si devono per forza muovere interessi giganteschi, di portata mondiale.
Il materiale distrutto dal raggio della macchina

Pelizza, più volte incontrato da me, si è sempre rifiutato di fornire prove circa l’attendibilità della sua macchina. Durante la mia inchiesta pubblicata sull’edizione nazionale de Il Giornale (“Il mistero dell’energia gratuita che ci tengono nascosta” e «Così l’Italia lavorò al raggio che crea energia dal nulla»)  è emersa la storia di questo bresciano che, di fatto, gestirebbe da mezzo secolo questa macchina dalle incredibili potenzialità. La notizia è poi rimbalzata sulla televisione nazionale, grazie ad un servizio della trasmissione “Mistero” su Italia 1 (Prima parteSeconda parte). Ma non solo. In seguito alla pubblicazione della mia inchiesta, sono stato contattato dal produttore cinematografico Victor Tognola, titolare della Frama Films International di Lugano, che ne ha fatto un film per la RSI, la Radio Televisione Svizzera (vedere l’articolo «Diventa un film l’inchiesta de “Il Giornale” sull’energia nascosta»).
Adesso, però, con la pubblicazione dei nuovi filmati, si aggiunge un nuovo capitolo alla già farraginosa storia della macchina che dà energia. Premesso che si tratta di dieci filmati (12345678910) riguardanti quattro argomenti, vediamo esattamente di che cosa stiamo parlando.
Il primo di questi temi si chiama “La macchina e gli esperimenti” ed è diviso in tre parti. In queste sequenze del 1986 si vedono due persone, il dottor Massimo Pugliese,  colonnello del servizio segreto italiano SID (Servizio Informazioni Difesa), e l’ingegner Aristide Saleppichi, che mostrano la famosa macchina di Pelizza e ne descrivono il funzionamento. Vediamo di capire chi sono. Pugliese, monarchico e massone, era il socio di Pelizza nella società Transpraesa con sede a Vaduz, nel Liechtenstein. Fu lui che mise in contatto Pelizza con il governo italiano (allora presieduto da GiulioLa dichiarazione di Daniele Brunella, collaboratore della CIA

Andreotti) nel 1976 e, subito dopo, con il governo americano (presieduto da Gerald Ford). Il filmato che adesso possiamo vedere, in effetti fu realizzato perché doveva spiegare agli americani le caratteristiche tecniche della macchina. Infatti, venne consegnato a John Luis Manniello, attaché per gli affari scientifici e tecnologici dell’Ambasciata americana a Roma. Nel filmato vennero anche illustrati gli esperimenti che erano stati richiesti dal professor Ezio Clementel, presidente del CNEN (Comitato Nazionale Energia Nucleare), per conto del governo italiano. Il colonnello Pugliese morì nel 1998.
L’ingegner Aristide Saleppichi (una laurea in ingegneria meccanica e un’altra in fisica), direttore delle Acciaierie di Terni, fu invece uno dei primi tecnici che studiò la macchina di Pelizza. Lo intervistai nel 2010, a 92 anni ma lucidissimo, nella sua casa di Civitella d’Agliano, sulle colline viterbesi. Morì due anni dopo, nel 2012.
Nel filmato, Pugliese e Saleppichi mostrano la macchina, spiegano come funziona e fanno vedere che cosa è in grado di fare. Insomma, non stiamo parlando di fantascienza: sulla base di queste prove, la macchina esisteva, c’era ed era realmente in grado di annichilire qualunque materiale, producendo energia pura a costo zero.
E veniamo, invece, alle interviste. Questi filmati furono fatti per volere di Pelizza, il quale voleva conservare in video le testimonianze di coloro che avevano assistito personalmente ai suoi esperimenti. Dovevano restare riservati, eIl geometra Antonio Taini e l'ingegner Franco Cappiello sul Monte Baremone

probabilmente essere utilizzati in casi particolari, ma evidentemente non è stato così. La prima testimonianza che vediamo (divisa in due parti) è quella di un certo Daniele Brunella, il quale si presenta come “collaboratore dei servizi segreti americani”. Per quale motivo uno che ha svolto un  simile lavoro si lasci intervistare davanti una telecamera, è davvero un mistero. Comunque, su richiesta di Pelizza (che era presente al momento delle riprese), lo ha fatto. Il signor Brunella racconta che lavorava con Carlo Rocchi, special agent della CIA in Italia, che nascondeva la sua vera attività professionale dietro la facciata di un’agenzia immobiliare. Rocchi si era rivolto ufficialmente a Pelizza, su richiesta del governo americano, per portare a termine alcuni esperimenti richiesti dai suoi superiori di Langley, in Virginia. Brunella spiega che, insieme a Rocchi, fu testimone oculare di un esperimento condotto con successo da Pelizza sul Monte Baremone, nel Bresciano.
Passiamo al secondo testimone. In questo filmato, diviso in due parti, si vede il geometra Antonio Taini, amico di lunghissima data di Pelizza e noto imprenditore lombardo, che nel 2013 torna al Forte Ora di Monte Baremone dopo 37 La testimonianza dell'avvocato Pierluigi Bossoni

anni, per raccontare l’esperimento che proprio lì fece Pelizza nel 1977, per conto del colonnello Jacques Leclerc, su mandato del governo belga e della NATO. Taini era presente e racconta quanto avvenne in quel lontano giorno.
Ogni tanto, dietro Taini, si vede l’ingegnere elettronico milanese Franco Cappiello, anche lui molto interessato alla storia di Pelizza.
L’ultimo filmato riguarda le dichiarazioni di Pierluigi Bossoni, un noto avvocato di Brescia, anche lui amico di Pelizza, che testimonia di essere stato presente allo stesso esperimento di cui parlava prima Taini. Bossoni è uno di quei professionisti che conosce nei particolari la storia di Pelizza, avendola vissuta fin dall’inizio.
Per ultimo, si vede una pregevole ricostruzione al CAD (Computer-Aided Design), realizzata dall’ingegner Cappiello, nella quale si vede pezzo per pezzo la famosa macchina di Pelizza e come viene assemblata.
La domanda adesso è: le persone che sono state riprese in questi filmati, hanno autorizzato colui che ha girato le riprese a pubblicare la loro testimonianza su YouTube? Ammesso e non concesso che la pubblicazione sia stata autorizzata da tutti, è evidente che adesso quelle persone potranno essere contattate da chiunque voglia saperne di più sulla macchina e sugli esperimenti di Pelizza.
La ricostruzione con CAD della macchina di Pelizza

Per esempio, che cosa ha fatto Pelizza in tutti questi anni? E per conto di chi ha lavorato, e sta lavorando? Nei filmati si parla della CIA, ma che c’entrano i servizi segreti USA con la storia di Pelizza?
Le domande, come si vede, possono essere moltissime e tutte attenderanno una risposta. Certo è che da questo momento in poi la vita segreta di Rolando Pelizza, 76 anni e non in buona salute, non sarà più così misteriosa. Forse sta per sollevarsi il velo su una delle storie più sconcertanti di tutti i tempi. Una storia, detto per inciso, che potrebbe cambiare il corso dell’umanità e che è stata tenuta volutamente segreta in tutti questi anni per non disturbare gli interessi delle grandi multinazionali dell’energia. Ma la cosa che più lascia attoniti è che questa stessa storia è conosciuta da un incredibile numero di persone. Compresi molti uomini politici italiani, e prelati del Vaticano, di altissimo livello. E tutti sono rimasti sempre in silenzio, per evitare spiacevoli conseguenze. Chiunque abbia reso quei filmati di pubblico dominio, sapeva benissimo che, prima o poi, qualcuno sarebbe andato a bussare alle loro porte. E Dio solo sa che cosa potrebbe scaturire dalle loro testimonianze. Le sorprese, dunque, non sono finite…

Fonte: www.rinodistefano.com

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