La città si prepara ad avviare in via sperimentale il progetto che era stato bocciato, su scala nazionale, in un referendum dell’estate 2016

di

FRANCO ZANTONELLI

 

Foto: Roland Zh (cc: by sa)

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LUGANO – Si chiama “reddito di base incondizionato”, ha qualche affinità con il reddito di cittadinanza che piace al Movimento 5 Stelle ed è stato adottato, a titolo sperimentale, dal Consiglio Comunale di Zurigo. Grazie alla mobilitazione della sinistra gli abitanti della principale città elvetica, potranno disporre di una sorta di “salario di Stato garantito” di 2500 franchi mensili, ovvero di poco meno di 2200 euro.
Stiamo parlando, secondo i canoni svizzeri dell’equivalente della soglia di povertà. Come prevedeva l’analogo testo di legge, sottoposto a referendum e bocciato lo scorso anno a livello svizzero, il “reddito di base incondizionato” dovrebbe toccare ogni singolo cittadino. Con la differenza che, mentre per gli adulti sarà di 2500 franchi, per i minori dovrebbe essere di 625, più o meno 550 euro. In realtà sia il suo finanziamento che i tempi e modi d’applicazione non sono ancora chiari, visto che al legislativo di Zurigo la proposta è passata con soli due voti di scarto.
L’esecutivo ha, in effetti, due anni di tempo per stabilire come metterla in pratica. “Ci muoviamo con i piedi di piombo”, ha non a caso dichiarato alla tv pubblica, il Consigliere Comunale socialista, Urs Helfenstein. “Il progetto che avevamo proposto a livello nazionale- spiega a Repubblica uno dei sostenitori dell’iniziativa respinta nel 2016, il docente di Economia all’Università di Friburgo, Sergio Rossi -sarebbe stato sostenuto, tra l’altro, tassando le transazioni finanziarie”.
Era previsto, inoltre, che “il reddito di base incondizionato” si sostituisse alla maggior parte delle prestazioni sociali. In sostanza, si calcolava che lo Stato non ne avrebbe sofferto più di tanto. Rossi è contento che il progetto che era stato messo a punto per tutti gli svizzeri, possa venire messo in pratica a Zurigo.

“È la dimostrazione- afferma -che sul piano locale esiste, ormai, la consapevolezza che le sfide poste dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione delle attività economiche non possono essere affrontate e superate correttamente, senza modificare in maniera fondamentale l’attuale sistema di protezione sociale, che risale alla seconda metà del secolo scorso”. 

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