Parliamo di magnetogenetica
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La magnetogenetica è una tecnica che attraverso campi magnetici riesce a controllare le cellule
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Magneto è il frutto di questi studi, una proteina in grado di controllare il cervello a distanza
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La ricerca è stata pubblicata su diverse riviste tra cui The Guardian nel 2016
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La proteina viene fusa dagli scienziati al DNA e questa e altre stranezze hanno acceso l’interesse di molti, riportando in voga l’articolo
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Lo studio è però molto interessante perché riesce a dimostrare delle cose che sembrano reali sono nei film di fantascienza
L’ingegneria genetica ha inventato Magneto, una proteina magnetizzata che è in grado di controllare a distanza il cervello. Questo è possibile attivando una serie di cellule nervose.
Si tratta di uno dei numerosi esperimenti che gli scienziati hanno provato per controllare a distanza gruppi specifici di neuroni. I metodi sperimentati fino a ora sono l’optogenetica e la chemiogenetica. La prima, permette di accendere e spegnere determinati gruppi di neuroni; la seconda utilizza proteine ingegnerizzate che sono mirate ad alcune tipologie di cellule.
La proteina Magneto è conosciuta soprattutto grazie a un articolo del The Guardian del 2016. Vi chiederete perché allora ne parliamo solo nel 2021. La risposta è semplice: molti esperti hanno visto delle similitudini con il Covid-19 o con i vaccini RNA. E quindi da noi la notizia di questa proteina incredibile si è diffusa soltanto adesso.
Cos’è Magneto, la proteina in grado di controllare il cervello
Questa è stata sviluppata nel laboratorio di Ali Güler presso l’Università della Virginia a Charlottesville. Si tratta di un metodo per nulla invasivo e assolutamente reversibile. Già utilizzata per regolare i livelli di glucosio nei topi, la proteina TRPV4 è sensibile alla temperatura e al cambio di trazione. Questi due stimoli aprono il suo poro centrale, permettendo alla corrente elettrica di fluire attraverso la membrana cellulare.
Questo evoca impulsi nervosi che viaggiano nel midollo spinale e poi fino al cervello. Gli scienziati, grazie all’ingegneria genetica, hanno fuso la proteina con la ferritina e brevi sequenze di DNA. Poi, introducendo questo costrutto genetico nell’uomo, hanno osservato che le cellule sintetizzano la proteina e la inseriscono nella loro membrana.
La sequenza del DNA Magneto è stata successivamente inserita in un virus, insieme a una sostanza verde fluorescente ben visibile.
Infine il virus è stato iniettato nei topi. In questo modo gli scienziati sono stati in grado di osservare quanto i campi magnetici fossero in grado di attivare impulsi nervosi. Il secondo esperimento è stato fatto sulle larve di pesce zebra, mirando ai neuroni del torso e della coda che controllano una risposta di fuga. Inserendo le larve all’interno di un acquario magnetizzato, l’esposizione a un campo magnetico le faceva rispondere con manovre simili alle risposte di fuga.
(…) In un ultimo esperimento, i ricercatori hanno iniettato Magneto nello striato di topi a comportamento libero, ovvero una struttura cerebrale profonda contenente neuroni produttori di dopamina, che sono coinvolti nella ricompensa e nella motivazione, e poi messo gli animali in un apparato diviso in sezioni magnetizzate e non magnetizzate.
I topi che esprimono Magneto hanno trascorso molto più tempo nelle aree magnetizzate rispetto ai topi che non lo hanno fatto, perché l’attivazione della proteina ha fatto sì’ che i neuroni striatali la esprimessero per rilasciare dopamina, in modo che i topi trovassero gratificante essere in quelle aree. Questo dimostra che Magneto può controllare a distanza l’accensione dei neuroni nella profondità del cervello, e anche controllare comportamenti complessi.
Il neuroscienziato Steve Ramirez dell’Università di Harvard, che usa l’optogenetica per manipolare i ricordi nel cervello dei topi, dice che lo studio è “tosto”.
(…) “Questo sistema è un singolo, elegante [?? ndt] virus che può essere iniettato in qualsiasi punto del cervello, …e l’equipaggiamento comportamentale è stato intelligentemente progettato, per contenere magneti laddove fosse appropriato, in modo che gli animali potessero muoversi liberamente”.