Dall’Iraq continuano ad arrivare una valanga di notizie che vengono ignorate dagli organi di stampa sullo stillicidio di docenti, professori e scienziati irakeni che vengono uccisi in apparenti tentativi di sequestro e rapina. Fino ad ora sono alcune centinaia, una vera guerra nell’ombra all’intellighenzia di quel paese per privarlo dei suoi maggiori esponenti della cultura e della scienza.
Da noi in occidente non è che le cose vadano molto meglio. Vi ricordate la dozzina di scienziati britannici assassinati misteriosamente alcuni anni fa? O il “suicidio” del fisico che aveva denunciato alla BBC l’inesistenza delle armi di distruzione di massa in Iraq?
Anche in queste ore la notizia del barbaro assassinio di Eugen Mallove, avvenuto nel Connecticut, ha rapidamente fatto il giro degli Stati Uniti e del mondo.
Durante il programma radiofonico di Art Bell, l’ospite Richard Hoagland è rimasto letteralmente scioccato e ha voluto chiamare la polizia di Norwich convinto che si trattasse di una falsa notizia. Dopo la tragica conferma Hoagland ha ricordato il lavoro di Mallove sulla Fusione Fredda sottolineando come questo crimine sia avvenuto alla vigilia di grandi annunci.
Da oltre quindici anni l’attività di Mallove era dedicata esclusivamente alla diffusione di studi e ricerche sulla Free Energy. La sua professionalità, non tanto come giornalista che si occupava di scienza ma soprattutto come scienziato che si occupava di informazione, gli consentiva di capire esattamente la potenzialità di alcune tematiche, di individuarne le applicazioni nella società e di identificare facilmente i detrattori e le false informazioni diffuse dalla cosiddetta “scienza ufficiale”.

Ricostruendo la storia della Fusione Fredda fin dal primo esperimento di Martin Fleischmann e Stanley Pons, avvenuto all’università di Salt Lake City nel 1989, non possiamo dimenticare che:
– Nel 1991 l’allora Presidente degli USA George Bush, per dare un taglio alle polemiche nate in seguito all’esperimento, incaricò l’MIT di replicare le prove e di compilare un rapporto.
– Il rapporto finale che arrivò sulla scrivania del Presidente, compilato e firmato del rettore dell’MIT John Deutch, concludeva “provando” che la reazione nucleare era soltanto una “frode”, screditando i molti scienziati che si erano interessati alle ricerche e sottolineando che “non fu ottenuta assolutamente nessuna reazione”. Ovvero la più grande frode scientifica degli ultimi secoli.


Eugene Mallove

– Ma ci fu un problema, il nostro Eugene Mallove, con il suo formidabile fiuto di vecchio volpone dell’MIT, riuscì ad ottenere una copia degli appunti di laboratorio originali degli esperimenti eseguiti.
I dati dimostravano la frode ma quella contro l’intera umanità.
Veniva confermato che:
1- La reazione era ottenuta da un comune componente della normale acqua, molto abbondante e facile da estrarre.
2- La reazione produceva elio in forma gassosa e calore in eccesso.
3- Nessuna radiazione, ovvero, nessun combustibile o scarto tossico e radioattivo per l’ambiente e gli esseri viventi. Una caratteristica che rendeva istantaneamente obsoleti e inutili le centrali nucleari e tutte le ricerche sulla condotte sulla fissione e sulla fusione calda.

Gli esperimenti condotti dall’MIT dimostravano che la Fusione Fredda era in grado di eliminare il fabbisogno sociale degli idrocarburi per la produzione di energia.
Ma il professor Deutch dichiarò al Presidente Bush che si trattava soltanto di una semplice frode!
Nel maggio 1995 grande SORPRESA, il neo Presidente Clinton nominò il professor John Deutch Direttore della Central Intelligence Agency, la CIA!
Ma nel 1996 la comunità dell’intelligence statunitense si rese conto che erano in atto pesanti fughe d’informazioni sensibili, di elevato livello di sicurezza. Una commissione guidata da un ispettore generale con pieni poteri iniziò le sue indagini.
Venne scoperta una realtà tremenda, in seguito ammessa da Deutch, il direttore si portava a casa un’enormità di materiali sensibili che analizzava con i suoi personal computer connessi con la rete della Citibank di cui era uno dei dirigenti.
Nonostante le indagini dimostrarono che con quei computer furono scambi messaggi email con la Russia ed Israele ed effettuati accessi a numerosi siti pornografici, a John Deutch non venne tolto il nulla-osta di sicurezza industriale del Pentagono.
Fu costretto a dimettersi da direttore della CIA il 15 dicembre 1996 e ritornò professore all’MIT e consulente delle industrie di armamenti Raytheon Corp., SAIC e altre.
Il suo comportamento ai vertici del Governo statunitense diede origine ad un’azione giudiziaria che avrebbe potuto portare all’incriminazione per alto tradimento.
Niente paura! Il giorno prima di rimettere il suo mandato il buon Clinton concesse a Deutch e ad altre 99 persone il Perdono Presidenziale. Tutto finito. Tutto Pulito. Si ricomincia.

Come abbiamo visto, Eugene Mallove aveva scoperto che i dati sperimentali dimostravano che quanto dichiarato al Presidente George Bush dal rettore dell’MIT John Deutch fosse completamente falso. E come quest’ultimo bugiardone, nominato da Bill Clinton direttore della CIA, avesse perso l’importante incarico a causa di una grave fuga di notizie riservate. I suoi computer di casa erano stati trovati zeppi di documenti interni della CIA, con tracce di scambi di messaggi con Israele, con la Russia oltre che un’infinità di accessi a siti porno. Segaiolo oltre che bugiardo il nostro campione della scienza.
Va ricordato che durante il suo incarico Deutch (nato in Belgio nel 1938) ebbe un duro scontro con il New York Times a proposito delle rivelazioni sull’organizzazione da parte delle CIA del traffico di cocaina e crack nell’area di Los Angeles negli anni ’80.

Rientrato al MIT come professore Deutch ha mantenuto gli incarichi di consulente di grandi multinazionali tra le quali Raytheon (armamenti), Perkin-Elmer, Schlumberger (farmaceutici), SAIC e Citibank.
La stessa Citibank ora sotto inchiesta per gigantesche attività internazionali di riciclaggio di denaro sporco e per aver speculato sui pacchetti azionari della American Airlines e United Airlines ben una settimana prima del tragico 11 settembre 2001. Che combinazione, proprio mentre il professor Deutch sedeva nel consiglio di amministrazione del gigante bancario.
Niente paura, il 14 ottobre 2003 la Commissione del Congresso USA sugli Attacchi Terroristici del 11 settembre invita proprio John Deutch a fornire i suoi preziosi suggerimenti di grande esperto per una efficace riorganizzazione dell’intero apparato d’intelligence statunitense. Staremo a vedere i risultati.
Intanto oltre che il fronte irakeno si sta scaldando anche quello della Fusione Fredda e le ultime settimane sono state dense di avvenimenti.

Nel “The 2004 Cold Fusion Report“, un rapporto di 54 pagine al Dipartimento dell’Energia USA costato quattro anni di lavoro e l’analisi di oltre 3.000 documenti di ricerca ai due incaricati Steven Krivit e Nadine Winocur, viene dimostrato in modo inequivocabile che:
Oltre 150 scienziati di tutto il mondo, compresi 60 fisici, sostengono, dati alla mano come la FF sia una reazione nucleare a bassa temperatura verificabile, riproducibile e priva di radiazioni nocive o di scorie nucleari.
Il rapporto al DOE, secondo Kenneth Chang del New York Times: “Porta i seguaci della FF agli apici della vendetta, dopo anni di ridicoli rifiuti.”
Il numero di aprile di Physics Today racconta come il Dipartimento per l’Energia USA abbia deciso di rivedere le ricerche sulla fusione fredda degli ultimi quindici anni.
James Corey, dirigente dell’unità tecnologica dei Sandia National Laboratories del governo degli Stati Uniti, sostiene “E’ in arrivo in ritardo una rivoluzione della scienza, e la reputazione degli scienziati della FF e di quelli che l’hanno ingiuriata sarà capovolta.”
Sharon Begley, esperto di scienze del Wall Street Journal sottolinea come la Fusione Fredda può essere considerata una “scienza patologica” non per mancanza di evidenze, ma perché gli scienziati che avrebbero dovuto analizzarla non erano disposti nemmeno a considerarla o a discuterla.
E’ facile che questa “scienza patologica” sia potuta evolversi in paranoica e nel tentativo di arginare l’ondata incontrollabile del progresso pulito uno dei primi a cui farla pagare sia stato proprio quell’Eugene Mallove che con la sua attività aveva mantenuta accesa la fiaccola della speranza.

Fonte: www.disinformazione.it

LA STORIA. COME E’ NATA LA FUSIONE FREDDA

1989. Il 23 marzo di quell’anno, uno dei più stimati e rispettati elettrochimici inglesi, Martin Fleischmann, e il collega americano Stanley Pons, convocarono una conferenza stampa presso l’Università di Utah (USA) per comunicare al mondo intero di aver fatto una scoperta che avrebbe cambiato il destino energetico dell’umanità.

I due scienziati, che stavano studiando sistemi di immagazzinamento di Idrogeno in strutture metalliche solide sfruttando le proprietà che hanno alcuni metalli di assorbire tale gas all’interno del proprio reticolo atomico, in quell’occasione annunciarono di essere riusciti a ricavare una anomala e massiccia produzione di energia d’origine nucleare. Essi infatti ipotizzarono di aver scovato un fenomeno naturale in cui una reazione nucleare (fusione tra due atomi di Deuterio a dare l’Elio) riusciva ad avvenire in un ambiente a temperature non enormi, come invece accade nel Sole, pur trattandosi sempre di fusione. Per questo la battezzarono con il nome “Fusione Fredda”.

1989. Nelle cinque settimane successive il mondo scientifico fu in subbuglio. In moltissimi si gettano a capofitto su tale esperimento. Fleishmann & Pons però, non sapendo resistere ad una notizia di cotanta importanza a livello mondiale, avevano commesso un’ingenuità fatale: non tennero conto che mancava la capacità della riproducibilià dell’esperimento presentato. Questo “particolare” fu un ostacolo per chi tentava di riprodurre l’esperimento e divenne immediatamente l’appiglio comodo e sicuro per chi, per invidia, per pigrizia, per anticonvenienza, per paura di perdere potere o altre ragioni, scelse di non approfondire gli studi e gli esperimenti ma di gridare in maniera superficiale alla bufala. Tutto ciò portò comunque, in pochi mesi, a far crescere nell’opinione pubblica la ‘certezza’ che la FF fosse una bufala, una cantonata colossale. Non venne compreso, semplicemente, che il fenomeno richiedeva di superare una certa soglia per avvenire. Se questa non veniva superata (e non era semplice) non accedva un bel nulla!

1991. L’allora Presidente degli USA George Bush, incaricò il MIT di replicare le prove e di compilare un rapporto. Il rapporto finale che arrivò sulla scrivania del Presidente, compilato e firmato del rettore del MIT John Deutch, concludeva “provando” che la reazione nucleare era soltanto una “frode”, screditando i molti scienziati che si erano interessati alle ricerche e sottolineando che “non fu ottenuta assolutamente nessuna reazione”.
Ma Eugene Mallove, con il suo intuito di vecchio volpone del MIT, riuscì ad ottenere una copia degli appunti di laboratorio originali degli esperimenti eseguiti. I dati dimostravanoclicca per ingrandire l’opposto, cioè che la frode era stata compiuta da chi aveva voluto far risultare bufala la FF (Foto a destra):
1- La reazione è ottenuta da un comune componente della normale acqua, molto abbondante e facile da estrarre;
2- La reazione produce Elio in forma gassosa e calore in eccesso;
3- Non viene emessa nessuna radiazione, o scarto tossico e radioattivo per l’ambiente e gli esseri viventi. Una caratteristica che rende istantaneamente obsoleti e inutili le centrali nucleari e tutte le ricerche sulla condotte sulla fissione e sulla fusione calda.

1994. Gli esperimenti condotti dall’MIT dimostravano che la Fusione Fredda era in grado di eliminare il fabbisogno sociale degli idrocarburi per la produzione di energia, ma il professor Deutch dichiarò al Presidente Bush che si trattava soltanto di una semplice frode!
Il maggio successivo, con grande sorpresa, il neo Presidente Clinton nominò il professor John Deutch Direttore della Central Intelligence Agency, la CIA!

1996. Ma nel 1996 una commissione scoprì una realtà tremenda, in seguito ammessa da Deutch: egli si portava a casa un’enormità di materiali sensibili che analizzava con i suoi personal computer connessi con la rete della Citibank di cui era uno dei dirigenti. Il suo comportamento diede origine ad un’azione giudiziaria che avrebbe potuto portare all’incriminazione per alto tradimento, ma… niente paura! Il giorno prima di rimettere il suo mandato il buon Clinton concesse a Deutch e ad altre 99 persone il Perdono Presidenziale. Tutto finito. Tutto Pulito.

1998. All’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, a Frascati, a seguito del lavoro del Prof. Giuliano Preparata viene redatto il “Protocollo innovativo per l’ ipercaricamento di catodi di Palladio con Idrogeno“. Viene cioè compreso che il processo di caricamento del Palladio, che durava settimane, è l’elemento critico, è la soglia da superare. Se il Deuterio, isotopo dell’Idrogeno, non arriva alla corretta concentrazione, il fenomeno di F.F. non può avvenire. Viene steso quindi un protocollo per la fase di caricamento che, attraverso una precisa procedura, ne garantisce il livello ottimale per ottenere la tanto agognata replicabilità del fenomeno FF.

1999. In tutto il decennio ’89-’99 a livello mondiale la questione Fusione Fredda si insabbia, e viene dimenticata dalla comunità scientifica (almeno quella operante in ambito civile). Chiunque provi a lavorarci su diviene oggetto di un duro scherno e può venire addirittura rilevato dal posto che occupa. John Bockris fu, ad esempio, tra quelli che ‘pagarono’ di più questo spregevole atteggiamento dei colleghi. Un fenomeno psicologico assimilabile alla classica ‘aggressività del branco’ s’innescò tra gli accademici, che continuarono per anni la ‘guerra’ della derisione su chiunque nominasse la parola Fusione Fredda. Tanto fu che, i pochi che scelsero di non uniformarsi al gruppo e che vollero vederci chiaro fino in fondo, furono costretti a cambiare il nome al fenomeno fisico. I documenti scientifici relativi alla FF datati negli anni ’90 si intitolano tutti più o meno così: “Analisi dell’eccesso di calore nel processo di caricamento del Palladio in elettrolisi di deuterossido di Litio ed acqua deuterata”. In pratica: “Calorimetria della Fusione Fredda”.

2000. Muore Giuliano Preparata, pochi mesi dopo aver scritto la prefazione del libro di Roberto Germano: “Fusione Fredda: moderna storia d’inquisizione e alchimia” – Ed. Bibliopolis. Un testo che ricalca molto bene ed in dettaglio tutti gli avvenimenti che hanno coinvolto la storia della FF.

2001. Il Nobel Carlo Rubbia, allora presidente dell’ENEA, decide di porre fine alla diatriba e commissiona un esperimento ad un gruppo di ricercatori fra cui il Prof. Emilio Del Giudice, un grande amico di Giuliano Preparata, ed altri scienziati come Antonella De Ninno e Antonio Frattolillo, che già lavoravano con Preparata. Questo esperimento, ovvero la rilevazione di produzione di Elio-4 e la successiva correlazione con gli eccessi di calore rilevati, avrebbe definitivamente fugato ogni dubbio in proposito all’origine nucleare della FF. Se si fosse rilevata effettivamente produzione di 4He contestualmente alla produzione di calore in eccesso, essa sarebbe stata l’inconfutabile e definitiva prova che la reazione di fusione avviene realmente.

2002. Alla fine del 2002 il gruppo dell’ENEA arriva a produrre il Rapporto-41. Un documento che effettivamente conferma la reale natura nucleare della FF. Purtroppo, ed inspiegabilmente, Rubbia dapprima convoca gli scienziati per raccoglierne i risultati, anzi, addirittura si prodiga in prima persona per stendere alcuni dettagli del rapporto, ma poi sparisce nel silenzio totale. Anche la stessa direzione dell’ENEA ignora le richieste di contatto dei ricercatori. Sul sito dell’ENEA di Frascati compare la seguente dicitura: “I risultati (positivi) delle attività relative al progetto “Nuova Energia da Idrogeno” , svolte nell’ambito dell’Unità Tecnico Scientifica FUSIONE, sono stati raccolti nel rapporto tecnico ENEA RT2002/41/FUS. Per l’anno 2003 non sono stati assegnati finanziamenti ulteriori per cui non sono previsti ulteriori sviluppi“. Carlo Rubbia non si fa più sentire. Lascerà poi la presidenza dell’ENEA nel 2005.

2003. A questo punto, siamo in piena estate 2003, oltreoceano un evento scientifico cambiò in qualche modo lo scenario di cui parliamo: la “Conferenza internazionale sulla Fusione Fredda” tenutasi a Boston. Qui, Vittorio Violante, membro del gruppo Del Giudice-De Ninno, ed altri ricercatori di istituti che avevano utilizzato i materiali messi a punto dall’Enea presentarono i positivi risultati raggiunti. Questi ed altri risultati, presentati da altri gruppi di prestigio internazionale, convinsero alcuni accademici americani a sottoporre nuovamente la questione al Department of Energy americano (DOE), affinché svolgesse nuove verifiche. Così, insigni esperti del DOE effettuarono un’ampia analisi dei dati disponibili in letteratura, in seguito alla quale proposero un confronto dal vivo con alcuni esperti. In sostanza un vero e proprio ripensamento, nel quale il DOE, per non dover ammettere con evidenza di aver sbagliato in pieno, camuffa come «approvazione di un processo di revisione». Cioè la presa d’atto che la situazione è oggi diversa da quella iniziale del 1989, e che il lavoro fatto nei quindici anni successivi dai vari laboratori di ricerca, come quello dell’ENEA, ha cambiato i termini della questione.

2004. Confronto che si tenne nell’agosto 2004 a Washington, dove 5 scienziati americani e uno solo non americano, Vittorio Violante, discussero davanti ad una commissione di qualificati referee le ricerche effettuate e i risultati ottenuti. Quindi la commissione, dopo aver valutato per alcuni mesi la documentazione raccolta, emise finalmente una “sentenza”, nella quale si asseriva che “circa la metà dei referee riteneva che il fenomeno era da considerarsi un effetto reale, cioè non frutto di fantasia o di cattive misure, e che la materia meritava di essere studiata ne più ne meno che altre materie scientifiche”.

Parallelamente, in Italia, il 20 ottobre del 2004 il Ministero delle Attività Produttive, nella persona del dirigente Salvatore Della Corte, che per caso incappò sul sito dell’ENEA, incuriositosi, lesse il Rapporto41 e volle vederci chiaro. Convocò la Presidenza della divisione Fusione dell’ENEA e la Dott.ssa De Ninno per capire perchè l’ENEA non diede seguito al lavoro iniziato, dato che la rilevanza del risultato era notevole. Ma la direzione ENEA, a fronte di un’offerta di finanziamento, cercò addirittura di convincere il Ministero a finanziare altri settori. Poi, pur di non perdere tutti i soldi, accettò il finanziamento di 800.000€ per proseguire gli studi sulla Fusione Fredda, ma affida il lavoro non più a Del Giudice-De Ninno ma ad un altro gruppo, quello di Vittorio Violante.

2005. Grazie ad organizzazioni come l’International Conference of Condensed Matter Nuclear Science, o ad ISCMNS in cui gli scienziati di tutto il mondo che lavorano attivamente sulla Fusione Fredda si scambiano le informazioni relative al risultato del proprio lavoro, emerge una realtà impensata. Si sviluppano innumerevoli ‘variazioni sul tema’, e si scopre che il fenomeno della F.F. è ottenibile con diverse metodologie. Dal bombardamento diretto del Palladio per sputtering di ioni Deuterio o di neutroni, al processo di Gas-Loading (in cui il Deuterio è immesso in una camera contenente nanosfere di Palladio), al processo di stimolazione esterna tramite Laser Triggering (Violante), eccetera. Insomma, si apre una nuova scienza. Così come accadde agli inizi del 1900 quando Irwing Langmuir scoprì la ‘surface chemistry’, la chimica delle superfici, che ha portato oggi, per esempio, a capire l’importanza dei catalizzatori nelle reazioni chimiche.

2006. Gli ultimi sviluppi del gruppo di Vittorio Violante hanno dimostrato che si è raggiunto un buon controllo, in laboratorio, del fenomeno.

Incomincia anche ad emergere una realtà nascosta: già da qualche anno, alcuni grandi gruppi industriali, oltre che Università ed Enti di ricerca pubblici in tutto il mondo, si stanno dedicando al fenomeno: ST Microelectronics, Pirelli Labs, EDF Electricitè de France, Energetics Inc., ENEL, ENEA, IFNF, Mitsubishi Heavy Industries, eccetera. I paesi più attivi, che fino all’anno scorso erano Italia e Giappone, stanno rischiando di vedersi rubare il know-how accumulato con tanto coraggio e determinazione in questi 20 anni di fatiche ‘contro corrente’ da paesi come la Cina, che prevede ingenti stanziamenti nel settore energetico o, ironia della sorte, dagli USA, primi e pesanti fautori della tesi della bufala.

Oggi la verità, lentamente, sembra venire a galla e anche i media incominciano ad interessarsi alla questione. Di Ottobre 2006 è un servizio di Rainews24, ad opera del giornalista Angelo Soso. Il video è scaricabile anche online, sia pure a bassa qualità.

Riccardo Bennati

Roy Virgilio

Fonte: http://www.grigiotorino.it/progettomeg/ffstoria.htm

SPIEGAZIONE BASE DEL FENOMENO

Testo realizzato in collaborazione con: www.ioriocirillo.com

La tormentata storia della fusione fredda ha inizio il 23 Marzo 1989 quando i due scienziati americani dell’università dello UTAH, Martin Fleischmann e Stanley Pons, attraverso una conferenza stampa annunciarono al mondo scientifico e mediatico la scoperta della fusione “fredda”.
Per comprendere esattamente qual è il tipo di problema risolto dai due elettrochimici, è necessario introdurre brevemente cosa sia la fusione nucleare.

COS’E’ LA FUSIONE NUCLEARE ?

E’ quella reazione mediante la quale due nuclei leggeri, spesso Idrogeno o suoi isotopi, entrano in collisione fondendosi in un unico nucleo più pesante.
Tale reazione quando avviene, sviluppa una grande quantità di energia. Un esempio molto conosciuto di fusione nucleare è quella che avviene all’interno della fornace nucleare del nostro Sole, che emette luce, calore e quindi energia ogni volta che due nuclei di Idrogeno si avvicinano tra loro a tal punto da fondersi e diventare, grazie ad una serie di reazioni nucleari, un nucleo di Elio-4. Anche se schematizzata in poche parole, in realtà tale reazione nucleare si completa attraverso passaggi molto complessi ma, possiamo certamente dire che la causa dell’avvicinamento dei nuclei di idrogeno è data dalla fortissima agitazione termica, generata dalla elevata pressione fra i nuclei di idrogeno, dovuta alla attrazione gravitazionale che tiene compressi i nuclei ad alta densità.

Le temperature estremamente elevate (circa 15 milioni di °C), generate da questa immensa pressione , fanno si che i nuclei acquisiscano un’energia sufficiente per poter vincere la reciproca repulsione elettrostatica -la cosiddetta barriera Coulombiana– avvicinandosi al punto tale da determinare la fusione.
Condizioni di questo tipo, nonostante siano apparentemente ben comprese, non sono facilmente riproducibili sulla terra. In tutto il corso del novecento, e ancora attualmente, sono stati raggiunti parziali risultati in questo campo, tuttavia non si è ancora riusciti, a fronte di elevatissimi investimenti economici, ad avvicinarsi molto alle condizioni che si hanno all’interno del nucleo solare ove la reazione si “autosostiene”.

Fra i traguardi conseguiti tuttavia, come esempio, si può citare la realizzazione della famigerata bomba H. In essa, utilizzando una miscela di Deuterio e Trizio, due isotopi dell’idrogeno, si riescono a raggiungere le condizioni che possono innescare la fusione (di tipo esplosivo) utilizzando l’energia di una bomba atomica a fissione (simile a quella usata per Hiroschima). La bomba è in grado di produrre una temperatura molto intensa che è in grado certamente di superare i 15.000 °C necessari per la fusione dei due nuclei. Per questo motivo, tale tipo di fusione nucleare è detta Termonucleare o “calda”; in contrapposizione a quella non termonucleare o “fredda”, così detta perché condotta a temperatura ambiente e a pressione atmosferica.

LA FUSIONE FREDDA

Da quanto sopra deriva il termine “Fusione fredda” oppure “Cold fusion” espressione anglosassone che definisce appunto una fusione dei nuclei che avviene a temperatura molto, ma molto più bassa dei 15.000°C richiesti. A seconda del processo che viene utilizzato i metodi più studiati sono essenzialmente due: fusione fredda prodotta mediante CONFINAMENTO MUONICO e fusione fredda da CONFINAMENTO CHIMICO.

Il confinamento Muonico:
Il muone è una particella dotata di una massa pari a circa 200 volte quella dell’elettrone e possiede una durata della vita media di circa 2,2 milionesimi di secondo. Tale particella presenta l’interessante caratteristica che, nel disintegrarsi, il 99,5% della sua massa si converte in energia. Sulla base di questa peculiarità si è pensato di utilizzarlo come catalizzatore nelle reazioni nucleari nel far avvicinare nuclei di Deuterio e Trizio restando a temperatura ambiente e pressione atmosferica. Nel passaggio dalla teoria alla pratica sperimentale tuttavia ci si è resi conto che, la possibilità che tale processo possa avere delle ricadute interessanti nelle applicazioni nell’ambito della produzione energetica su scala industriale, è legata al fatto che tale particella, prima di disintegrarsi, possa sostenere almeno un migliaio di reazioni che, a loro volta, diano inizio ad una vantaggiosa “reazione a catena”. Questo perché altrimenti, seppur basato su un fenomeno estremamente interessante, l’utilizzo e lo sfruttamento di tale fenomeno, non sarebbe vantaggioso.
Nel voler delineare una storia del confinamento muonico, la prima verifica sperimentale di questo fenomeno fu eseguita nel 1957 da L. Alvarez a Berkeley, ma verifiche approfondite dimostrarono che la quantità di energia prodotta, seppur inconfutabilmente prodotta, era molto piccola con la conseguenza che il muone riusciva a catalizzare, al più, una sola reazione prima di disintegrarsi. Ad oggi, le ricerche, più o meno sistematiche, sullo sfruttamento di questa particella nella fusione di miscele di Deuterio-Trizio nell’intervallo di temperature che va da -260°C a 530°C, ha portato all’interessante risultato di non più di duecento fusioni per ogni muone. Un valore ancora troppo basso visto che duecento reazioni per muone sono appena sufficienti a compensare l’energia di alimentazione dello stesso reattore muonico.
Anche se in un prossimo futuro non fosse ancora possibile raggiungere le mille reazioni per muone, sarebbe comunque pensabile la realizzazione di un reattore ibrido in cui la fusione, catalizzata da muoni, sia seguita da reazioni di fissione nucleare. Impiegando la prima come fonte di neutroni necessari per la seconda.

Il confinamento chimico:
La fusione fredda, basata su tale tipo di confinamento, è caratterizzata dalla proprietà che ha il Palladio nei confronti dell’idrogeno e dei suoi isotopi. Esso, come una sorta di spugna, riesce ad assorbire (caricarsi) di una grande quantità di questo elemento.
L’interazione tra Palladio e Idrogeno in condizioni di caricamento è, tuttora, oggetto di numerosi studi da parte della fisica della materia condensata in quanto le anomalie riscontrate in questo tipo di sistemi attendono ancora una rigorosa interpretazione fisica.
Proprio in questo genere di studi si inserisce la cella elettrolitica a “fusione fredda” presentata da Fleischmann e Pons nella famosa conferenza stampa del 1989.
L’apparato dei due ricercatori era costituito grossomodo da una soluzione di acqua pesante (nient’altro che acqua col Deuterio al posto dell’Idrogeno) in cui sono immersi due elettrodi, il negativo (catodo) costituito da Palladio e il positivo (anodo) da Platino.

Idrogeno (giallo) nel reticolo di palladio

Alimentando la cella elettrolitica dall’esterno fornendole semplicemente energia elettrica si ha, come noto, il passaggio di una corrente da un elettrodo all’altro attraverso la soluzione elettrolitica che determina migrazione degli ioni in soluzione. Il deuterio, (D+), attratto dal polo negativo di palladio, si introduce in copiose quantità all’interno del reticolo cristallino finchè, raggiunte determinate condizioni, inizia a generare una serie di prodotti “anomali” per una semplice elettrolisi: Elio, Trizio, neutroni, raggi Gamma e raggi X. Inoltre si registra la produzione di una quantità di energia sotto forma di calore che, confrontata con quella fornita in ingresso, risulta essere maggiore.
Secondo Fleischmann e Pons, l’instaurarsi di quella che si presenta come una reazione di fusione nucleare, è dovuta alle particolari proprietà cristallografiche del Palladio che, fungendo in tal modo da catalizzatore, imprime ai nuclei degli atomi di Deuterio delle condizioni di risonanza tali da farli fondere.

Diverse interpretazioni del fenomeno, seppur in grado in qualche modo di giustificare l’eccesso di calore prodotto, non potevano rientrare all’interno di nessuna reazione chimica nota, in quanto in nessun caso si ha concomitanza di trasmutazioni di idrogeno in elio, generazioni di neutroni ed emisioni gamma. Solo una reazione nucleare di fusione del Deuterio poteva giustificare quanto riscontrato.
I risultati principali dei loro esperimenti furono che le celle elettrolitiche avevano prodotto una potenza di 4 Watt contro 1 Watt fornito, con un rendimento quindi del 400%; i neutroni, in alcuni casi, sono stati prodotti con un ritmo di circa 40.000 al secondo; (per i detrattori della fusione fredda, per poter parlare di vera e propria fusione, i neutroni prodotti per secondo dovrebbero essere almeno mezzo miliardo).
In seguito altri ricercatori, rifacendosi alla strada aperta dagli esperimenti dei due elettrochimici, giunsero a risultati analoghi. In taluni casi la rilevazione dei neutroni prodotti era affidata a due metodi diversi: la via elettrolitica o “umida” (adottata da Fleischmann e Pons) e la via del “caricamento gassoso” o “secca” (avviata nei laboratori dell’ENEA di Frascati) in cui il Deuterio veniva caricato nel Titanio (non nel Palladio) sotto forma di gas. In ogni caso divenne ben presto evidente che la via elettrolitica “umida”, rispetto a quella secca, presenteva numerosi vantaggi, soprattutto riguardo una maggiore facilità nel caricamento del Deuterio nel Palladio, dovuta al fatto che il meccanismo dell’elettrolisi alla superficie degli elettrodi, responsabile della penetrazione dei nuclei di Deuterio all’interno del reticolo cristallino del Palladio, equivale a condizioni di pressioni equivalenti a quelle di molte migliaia di atmosfere, difficilmente raggiungibili con il caricamento per via gassosa.

Le polemiche e l’incredulità della comunità scientifica
Nonostante l’eclatanza dei risultati presentati, gran parte della comunità scientifica internazionale accolse con molte polemiche i risultati sperimentali e tuttora permangono scetticismo e sfiducia in questo campo.
Uno dei principali dubbi avanzati dalla comunità scientifica, è legato proprio al tipo di reazione di fusione tra i due nuclei di Deuterio. Infatti, in esperimenti analoghi condotti in condizioni di quasi-vuoto (cioè non in presenza di materia condensata come per il Palladio), si verifica che, nella reazione tra due nuclei di Deuterio, si potevano ottenere 2 risultati:

1) nel 50% dei casi si ottenevano come prodotti: Neutrone + Elio-3;

2) nell’altro 50% si otteneva: Protone + Trizio;

Ma in realtà vi era anche un altro caso, che può avvenire con una bassissima probabilità (circa una su un milione):

3) 0,0000001%: Elio-4 + raggi Gamma + calore (un “Minority Report”…)

Nella stragrande maggioranza degli esperimenti sulla fusione fredda è stata rilevata una debolissima traccia di Neutroni e di Trizio (prodotti dei primi due casi), mentre risulta essere di gran lunga la reazione dominante quella in cui si ha la produzione di Elio-4.
In altre parole i fisici detentori della fusione calda sostengono che negli esperimenti di fusione fredda la produzione prevalente di Elio-4 è un’anomalia inaccettabile in quanto ci sono reazioni che presentano una maggiore probabilità di successo, ma che, inspiegabilmente, non si verificano nella cella Pons-Fleischmann. I detentori della fusione fredda giustificano il riscontrarsi di questa anomalia basandosi sulle differenti condizioni che si hanno conducendo esperimenti nel vuoto ed esperimenti all’interno di matrici critalline.
Un ulteriore motivo di polemica scaturisce dal fatto che la produzione di Elio-4 non è accompagnata dall’emissione di raggi gamma, cosa che invece avviene nella fusione “calda”.
Ad oggi tuttavia, il vero nodo della polemica, più che basarsi su disquisizioni fenomenologiche meramente accademiche, si basa sulla mancata riproducibilità di questo genere di esperimenti.

In pratica, gli effetti descritti quali eccessi energetici ed emissioni di particelle e radiazioni non si presentano sempre, ma solo al verificarsi di specifiche condizioni, comprese quasi del tutto ma non ancora al 100%. Arrivare a capire gli ultimi ingredienti della “ricetta” risulta di fondamentale importanza,sia per le applicazioni tecnologiche, ma ancor più per una definitiva comprensione del fenomeno.
Nonostante questo problema sperimentale, in fase di risoluzione, da un punto di vista teorico numerosi successi sono stati ottenuti nella comprensione dell’origine dei meccanismi alla base degli effetti dei fenomeni di “fusione fredda”.

L'”effetto Preparata”
Una delle teorie più solide e coerenti da un punto di vista fisico fu enunciata da un docente di Fisica Nucleare dell’Università di Milano, prof.Giuliano Preparata, che elaborò la sua “teoria coerente sulla fusione fredda”. Tale teoria si basa sull’elettrodinamica quantistica (QED) nella materia condensata. Secondo la fisica quantistica, la materia consiste in un insieme numerosissimo di sistemi elementari (come atomi, molecole, ecc.) tenuti insieme da forze elettrostatiche, come la forza di Coulomb, e da altre forze fondamentali, caratterizzate da un cortissimo raggio d’azione: le forze elettrodinamiche. Tali campi quantistici, secondo Preparata, se messi in condizioni di risonanza col campo elettromagnetico, hanno la caratteristica di esercitarsi a grandi distanze e pur essendo deboli fra due corpi, suppliscono a tale limitazione con enormi fattori di amplificazione dovuti a tale natura cooperativa (o coerente).
Preparata con questa interpretazione affiancò tali forze all’analisi teorica della elettrodinamica quantistica all’interno della materia condensata riuscendo a giustificare l’origine dei risultati sperimentali di Fleischmann e Pons e, in molti casi, a fare previsioni corrette sui risultati da ottenere.
Nonostante tutti questi sforzi tuttavia, per poter fugare qualsiasi dubbio nella comunità si attende la presentazione di un dispositivo in grado di fornire una potenza adeguata, almeno ad un uso domestico, che funzioni con continuità sfruttando il fenomeno in maniera totalmente riproducibile.

V.I.

Roy V.

Fonte: http://www.grigiotorino.it/progettomeg/FFredda_spiegazione.htm