Twin towers20

di

Pino Cabras

Un ritornello delle versioni ufficiali sull’11 settembre (a partire dal sempre meno rispettato rapporto della Commissione d’inchiesta sull’11/9) recita che compito del NORAD (il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America) era soltanto quello di attivare le difese nei confronti di attacchi dall’esterno.
Secondo tale versione, il sistema era un residuato della Guerra Fredda, e la difesa aerea aveva solo pochi caccia disposti a pattugliare il perimetro contro quel che restava della “minaccia sovietica”. Siccome Atta e soci attaccavano dall’interno e spegnevano i transponder, trovare gli aerei dirottati in mezzo al caos del traffico aereo era impossibile, poiché i velivoli non erano più distinguibili sui radar.
Non è proprio così. Il NORAD non aveva mai ridotto a quei termini i propri compiti di difesa, ossia badare agli attacchi da fuori e disinteressarsi degli attacchi dall’interno. Se si legge il Capitolo 3 di una direttiva del I aprile 2000 (e non è un pesce d’aprile) troviamo una di quelle formule concentrate, piene di sigle in cui si fissano certe procedure militari.
Che dice questo documento?
La 13-1AD, volume 3, sul comando e le operazioni di controllo nella difesa aerea, stabilisce che «il Primo Comandante della Air Force, in veste di comandante della regione continentale degli USA del NORAD, al Comandante in capo del NORAD fornisce il TW/AA (l’allarme tattico/ valutazione attacchi, ndt), la sorveglianza e controllo dello spazio aereo degli Stati Uniti nonché adeguate risposte nei confronti di un attacco aereo».
Tutte e tre le importanti funzioni attribuite al NORAD nel 1958 erano pienamente operative alla data dell’11 settembre 2001. La direttiva prima menzionata del I aprile 2000 al Capitolo 3.2.4. cita «il controllo operativo dei tre SAOC (Centri delle operazioni del settore aereo, ndt) e tutte le forze a disposizione per la sovranità aerea, la difesa aerea e l’allarme per attacco atmosferico»
Tra le altre disposizioni da seguire, la direttiva dell’Air Force delineava le procedure da seguire da parte delle unità ed elementi dell’ Air Combat Command (ACC) Air Defense System (ADS) degli Stati Uniti, ed era pienamente in vigore l’11 settembre 2001.
Lo stesso Rapporto della Commissione sull’11/9 cita il fatto che «la missione del NORAD è tracciata in una serie di accordi rinnovabili tra gli Stati Uniti e il Canada. In base agli accordi vigenti alla data dell’11/9, la “missione primaria” del NORAD era “l’allarme aerospaziale” e il “controllo aerospaziale” per il Nord America. L’allarme aerospaziale era definito come “la sorveglianza di oggetti costruiti dall’Uomo nello spazio e l’identificazione, la validazione e l’allerta di attacchi contro il Nord America provenienti da aeroplani, missili o veicoli spaziali”. Il controllo aerospaziale era un compito caratterizzato dal “fornire la sorveglianza e il controllo dello spazio aereo del Canada e degli Stati Uniti”».
Twin-towersAltro che attenzione concentrata sul perimetro. Tutta l’immensa superficie continentale del Nord America era chiamata alla stessa attenzione riservata ai confini. In tempo di guerra e in tempo di pace, 24 ore su 24.
Per giustificare l’impreparazione della Difesa americana di fronte agli attentati dell’11 settembre, i commentatori ben accreditati presso i mass media a larga diffusione e i governi, hanno parlato di eventi ‘imprevedibili’. Ma era davvero così?
Facciamo un passo indietro. Andiamo a vedere da vicino un’organizzazione molto attenta e influente, la Rand Corporation. Con un bilancio annuale di 160 milioni di dollari, la Rand Corporation è il più importante centro privato di ricerche in materia di strategia e d’organizzazione militare nel mondo. È l’espressione autorevole della lobby dell’industria a produzione militare statunitense. Presieduta da James Thomson. In passato ha avuto tra i suoi amministratori anche Ann McLaughin Korologos (ex presidente dell’istituto Aspen, quello di cui si fanno portavoce Lucia Annunziata e Gianni Riotta) nonché Frank Carlucci (presidente del Carlyle Group). La Rand è stata a lungo presieduta da Donald Rumsfeld.
In una conferenza pubblicata dall’Accademia dell’aviazione militare statunitense nel marzo 2001 (gli attentati sarebbero avvenuti sei mesi dopo), l’allora Vice Presidente della Rand, Bruce Hoffman, aveva in qualche modo anticipato l’‘imprevedibile’ scenario dell’11 settembre 2001, caratterizzato da un salto di qualità aeronautica dei mezzi non convenzionali utilizzati dal terrorismo, con un preciso target. Nel rivolgersi a un pubblico di ufficiali superiori dell’aviazione militare USA, Hoffman metteva in risalto che «noi siamo intenti a preparare le nostre armi contro Al-Qā‘ida, l’organizzazione – o forse il movimento – associato a bin Lāden […] Pensate un momento a ciò che fu l’attentato-bomba contro il World Trade Center, nel 1993. Ora rendetevi conto che è possibile far cascare la Torre Nord sulla Torre Sud e uccidere 60mila persone […] Troveranno altre armi, altre tattiche e altri mezzi per raggiungere i loro obiettivi. Hanno una scelta ovvia di armi, fra cui gli UAV (ossia aerei telecomandati, ndt)».
Solo un analista visionario? Hoffman erudiva le forze aeree americane circa un canovaccio grandioso, con decine di migliaia di morti in un colpo solo.
Dopo l’11/9 risulta alquanto curioso che Hoffman abbia dichiarato invece – durante la sua audizione in qualità di esperto presso la Camera dei Rappresentanti – che,  per via della loro ampiezza, gli attentati erano inimmaginabili. Fantastico, no?
Ma ci sono altri fatti che, lungi dall’accreditare imprevedibilità, sembrano eccezionali precognizioni.
Esercitazioni simili allo scenario verificatosi erano già state effettuate. Come si è potuto leggere su «USA Today», nei due anni che hanno preceduto gli attentati dell’11 settembre «il NORAD ha condotto esercitazioni che simulavano quel che la Casa Bianca ha in seguito qualificato inimmaginabile […]: l’utilizzazione di aerei dirottati come arma nel farli schiantare su degli obiettivi».
La CNN trasmise un servizio di tenore simile il giorno dopo l’articolo di «USA Today». Vi si raccontava che uno dei bersagli immaginari era il World Trade Center. In merito a queste esercitazioni, il NORAD spiegava che fanno uso di «numerosi tipi di aerei civili e militari» per giocare il ruolo di aerei dirottati e testare «l’individuazione delle traiettorie e l’identificazione [degli aerei], il decollo d’emergenza e l’intercettamento, le procedure da seguire in caso di dirottamento, il coordinamento interno ed esterno dell’agenzia, così come le procedure di sicurezza operativa e di sicurezza delle comunicazioni.»
E il portavoce del NORAD ammetteva: «Noi organizziamo quattro esercitazioni all’anno che coinvolgono tutta l’area nordamericana, e la maggioranza comprendono scenari di dirottamento aereo».
Come minimo dunque «tutta l’area nordamericana» era stata da anni accompagnata alla dimestichezza con una procedura rivolta a emergenze non poi così impensabili.
Ma c’è di più, a conti fatti. Esisteva l’ombrello di una routine in grado di togliere aloni di sospetto alle azioni che vi si riparavano. Chi prepara un attentato può includere le operazioni all’interno di tante azioni parcellizzate che fanno parte delle esercitazioni.
In corrispondenza dei fatti dell’11 settembre, anche soltanto usando le notizie di pubblico dominio siamo in grado di individuare una concentrazione abnorme di esercitazioni militari, simulazioni su vasta scala e di manovre. Possiamo annoverare tra le 15 e le 20 esercitazioni collegate a ogni elemento rilevante dell’11/9.
Nonostante la mimetizzazione nelle routine delle attività militari, altri casi ci rivelano che diverse basi militari nell’area di Washington avevano programmato esercitazioni ‘anti-terroristiche’ con stato d’allerta massimo nel periodo immediatamente precedente l’11 settembre.
Mettendoci nei panni dei soggetti golpisti in grado di manovrare un’operazione di una tale portata, questa era una misura essenziale per esercitare un ferreo controllo delle basi nel corso del ‘pronunciamiento’ che avrebbe provocato la più grande scossa mai vista al sistema di comando degli Stati Uniti.
L’ipotesi di lavoro per un’inchiesta che abbia memoria di come funziona il “terrorismo di Stato” dovrebbe partire dall’ipotesi che gli attacchi dell’11/9 vennero eseguiti, portati avanti e mascherati per mezzo di tali esercitazioni. Diventerebbe così più produttivo indagare davvero sulle cause effettive che hanno determinato la paralisi della Difesa aerea. La questione è sempre in piedi.

Fonte: www.mwgachip.info