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Massimo Mazzucco

Continuano ad emergere segni di nervosismo da parte di Israele, per la sua chiara perdita di credibilità di fronte al mondo dopo i fatti di Gaza.
La scorsa settimana Jimmy Carter si è fatto intervistare da Larry King, presentando per l’occasione il suo ultimo libro intitolato "Si può avere la pace in Terrasanta. Un piano che può funzionare".
Carter è colui che fece siglare gli accordi di Camp David fra Egitto e Israele, e non è certo un autore che vada in TV solo per vendere qualche migliaio di libri in più.
King infatti "ne ha approfittato" per fargli alcune interessanti domande, e Carter ha esposto la sua posizione con grande chiarezza, condita da momenti di raffinata ironia. Quando ad esempio King gli ha chiesto:
– Se lanciassero dei razzi contro casa sua, lei reagirebbe con la forza?
Carter ha risposto:
– Sì, ma solo dopo aver fatto tutto il possibile per evitare quella situazione.
– E cosa avrebbe potuto fare Israele, in questo caso?
– Avrebbe potuto evitare di chiudere l’unico passaggio da cui transitano tutti i rifornimenti di Gaza, dal cibo all’acqua ai medicinali.
Carter ha parlato chiaramente di una soluzione “a due stati”, e King gli ha chiesto cosa potrebbe succedere se per caso Israele rifiutasse di accettarla.
Fra una decina d’anni – ha spiegato Carter – ci saranno più palestinesi che israeliani in quella terra, …
… e credo che sia nel loro interesse arrivare al più presto alla precisa definizione dei propri confini. Inoltre, in Israele moltissima gente è stufa della violenza, e vuole arrivare ad un accordo definitivo con i palestinesi. Ma soprattutto, non dimentichiamo che chi mantiene vivo Israele, economicamente, sono gli Stati Uniti. Ci sono quindi le condizioni, in questo momento, per cercare di portare tutti ad un accordo duraturo, e la scelta di Mitchell come inviato in Medio Oriente è sicuramente un ottimo segnale.
Mitchell conosce molto bene ambedue le parti – ha proseguito Carter – e se c’è una persona che può riuscire a mettere tutti d’accordo è lui. In fondo, c’è riuscito con irlandesi e inglesi, e la cosa non era meno difficile.
Carter infine ha ricordato che lui aveva già ottenuto da Hamas, l’anno scorso, l’impegno a riconoscere Israele (e quindi a mettere fine alle azioni armate), se si fosse raggiunto un accordo approvato in via preliminare dai palestinesi con un referendum.
Ma naturalmente l’anno scorso Israele non aveva alcun interesse a fare accordi, protetto com’era dal simpatico George Bush, mentre ora pare che l’atmosfera intorno a loro stia cambiando.
E l’errore madornale di Gaza, che denunciava il nervosismo di Israele per questo cambiamento, non l’ha certo aiutato a prolungare l’idillio con il resto del mondo.
Col passare dei giorni, a loro volta, i segnali di quel nervosismo continuano ad aumentare.
L’autoattentato alla sinagoga di Caracas, pubblicamente sbugiardato da Chavez, è stato qualcosa di indegno per gente abituata a gestire il ricatto morale in modo estremamente raffinato e cinico. Sembra quasi che a Caracas abbiano mandato i pulcini del Mossad, mentre la prima squadra era impegnata in altre zone del mondo.
C’è poi la dichiarazione di una certa Tzipora Menache, che il Daily Pakistan descrive come una “portavoce di Israele”, che curiosamente annuncia al mondo qualcosa che tutti sanno, ma che nessuno dovrebbe mai dire: “’Voi sapete bene, e lo sanno gli stupidi americani, che noi controlliamo il loro governo, indipendentemente da chi stia alla Casa Bianca. Io so e voi sapete che nessun presidente americano è nella posizione di poterci criticare, anche se facessimo l’impensabile. Che cosa possono farci gli americani? Controlliamo il loro parlamento, controlliamo i media, controlliamo lo spettacolo, controlliamo tutto in America. In America puoi criticare Dio, ma non puoi criticare Israele”.
Non è stato possibile verificare l’autenticità di questo personaggio, ma proprio questo fa pensare che il messaggio arrivi da ben altra fonte: il linguaggio usato infatti è talmente provocatorio da voler chiaramente arrivare almeno fino alla Casa Bianca, tradendo in quel modo una profonda insicurezza da parte di chi lo ha mandato.
In fondo, era stato Moshe Dayan a suggerire che per sopravvivere Israele debba essere “come un cane rabbioso, troppo pericoloso per avvicinarsi”.
Sta a vedere che il vero Armageddon finirà per vedere Israele schierato contro tutto l’occidente cristiano, rivelando che era la loro, e non quella musulmana, la religione da eliminare prima di tutte le altre.

Fonte: www.luogocomune.ney