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L’ha detto, urbi et orbi, perfino papa Benedetto XVI^: non fidatevi delle profezie di maghi, cartomanti e astrologi. E neppure delle previsioni degli economisti. Sante – è proprio il caso di dirlo – parole. Peccato solo che sua Santità si sia scordato di puntare il dito anche contro opinionisti e saltimbanchi della parola. Tuttologi del nulla che affollano web, tiggì, talk show e pagine dei giornali; e che – anche in questo inizio 2010 – ci hanno rovesciato addosso i loro auspici e le loro certezze per l’anno che verrà.

Peccato, si diceva, per questa dimenticanza papale. Perchè nel Belpaese del terzo millennio, opinionisti e guru d’arte varia abbondano. Sono di norma ascoltati e riveriti ben più di maghi ed economisti. E sono proprio loro, spesso e volentieri, a spararle – in fatto di previsioni – più grosse di tutti gli altri.

Beppe Grillo, per esempio.

Anche il comico genovese, un annetto fa, si era cimentato nel campo degli oroscopi da luna park. Prevedendo un 2009 in perfetto stile “fine di mondo”. Tanto che in un post, sul suo blog  – intitolato proprio così: “Oroscopo 2009″ – aveva scritto nero su bianco che per l’Italia i dodici mesi appena trascorsi sarebbero andati di catastrofe in tragedia. Per la precisione:

(…)

A settembre Tremonti taglia del 30% le pensioni e gli stipendi del pubblico impiego. Sempre a settembre il debito pubblico supera i 1900 miliardi. Sempre a settembre lo psiconano si fa riprendere in via Montenapoleone a Milano a fare acquisti per rassicurare gli italiani. Bondi, Cicchitto e Gasparri passano tutti i pomeriggi alla Upim a riempire i carrelli.

A ottobre gli insegnanti non ricevono lo stipendio e le scuole sono chiuse.

A novembre falliscono le amministrazioni pubbliche di Roma, Napoli, Palermo e Bari. Sempre a novembre lo psiconano si reca due settimane alle Barbados per dare l’esempio e dimostrare a tutti che la crisi è un’invenzione dei comunisti.

A dicembre, dall’elicottero, mentre varca il confine austriaco, Tremonti dichiara la bancarotta dello Stato e il federalismo fiscale. Nel senso che ognuno si terrà per sé quello che gli è rimasto in tasca.

A dicembre lo psiconano decide di prolungare per qualche anno le sue vacanze e di farsi assistere dal super consulente Lucianone Gaucci per trattare il suo rientro in Italia ai domiciliari con i tribunali della Repubblica.

Buon 2009!

Ma davvero davvero? Sì. E Grillo, un paio di mesi dopo (a febbraio 2009), aveva anche assicurato, giurin giuretta, che

Se non sarà tsunami, mi mangio il cappello.

Ovviamente lo stato italiano non ha fatto bancarotta. Tremonti non è fuggito nè in elicottero, nè a piedi; e per Natale si è limitato a tornare a casa sua, in quel di Pavia (probabilmente in auto blu). Mentre Berlusconi è ancora – per il momento – saldamente al suo posto.

E poi – va da sè – Grillo non si è mangiato nessun cappello. Anzi. Pochi giorni fa ha indossato un poco commestibile elmetto e ha ripreso – come se nulla fosse – a sproloquiare sui dodici mesi che verranno. Il 2010, secondo il comico genovese, sarà l’anno delle energie rinnovabili. Visti gli ottimi risultati del passato, chi ha quattro soldi da parte forse farebbe bene a comprare future sul petrolio. Chissà che rovesciando le sue previsioni, non ci si azzecchi. Del resto, non si può mai dire.

Quel che invece si può e si deve dire – senza tema di sbagliare – è che nell’anno appena concluso a battere tutti in fatto di previsione tanto nere, quanto sballate, sono stati cospirazionisti e catastrofisti alle vongole di ogni latitudine e credo. Il 2009, infatti, si era aperto all’insegna della peggior crisi economica dai tempi dell’indimenticato e indimenticabile 1929. E limitarsi a parlare di disoccupazione, debito pubblico e banche in pessima salute, a qualche sedicente professionista delle verità-che-i-grandi-media-non-ci-diranno-mai è parso riduttivo. Per dire: il politologo russo Igor Panarin era andato ben oltre. E aveva preannunciato – ospite di Raidue e del nostrano sito Comedonchisciotte – addirittura la dissoluzione degli Stati Uniti. Come? Beh, l’inneffabile professore russo ha vaticinato per l’esattezza

la suddivisione degli USA in sei parti diverse, pressappoco su linee simili a quelle del 1865 durante la Guerra Civile: “la costa del Pacifico, con la sua crescente popolazione cinese; il sud, con gli Ispanici; il Texas, dove sono in aumento i movimenti per l’indipendenza; la costa dell’Atlantico, con la sua mentalità separata e distinta; cinque degli stati centrali più poveri con le loro grandi popolazioni di nativi americani; e gli stati settentrionali, dove l’influenza del Canada è forte” (…)

Ma va là? E che fine faranno gli Stati Uniti dopo essere andati in frantumi?

Nel lungo termine (…) gli stati separatisti finiranno (…) sotto il controllo dell’Unione Europea, del Canada, della Cina, del Messico, del Giappone e della Russia, e l’America cesserà di esistere del tutto.

Soltanto? No, no. Il profetico Panarin vedeva (e ancora vede) dietro l’angolo anche l’estinzione del dollaro che, a suo dire, verrà sostituito da un’altra moneta chiamata Amero. E di recente ha per giunta ribadito che il 2010 sarà l’anno della verità. Inutile dire che ha ragione. Il 2010 sarà proprio l’anno della verità. Per gli Stati Uniti. Ma soprattutto per il signor Panarin che va ripetendo queste cose – come un disco rotto – dal lontano 1998.

E poi, sì. Come ha lamentato Benedetto XVI: a giudicare dai risultati, c’è poco da fidarsi pure degli economisti. Nel 2008 quasi tutte le previsioni di accademici ed esperti di affari e finanza si erano rivelate troppo rosee, e quindi errate. La crisi, insomma, non l’aveva vista arrivare quasi nessuno. Perchè? Chissà. Ma per esempio – faccenda ben ricostruita dall’Huffington post (il blog più influente degli Stati Uniti) – buona parte degli economisti “made in Usa” erano pagati per dire che tutto andava bene, anzi benone. Il che certo non li aiutava a vedere chiaro.

Epperò. Nel 2009 a toppare  – in alcuni casi – sono stati proprio quei pochi che la crisi economica l’avevano azzeccata. Come – restando negli Stati Uniti – il professore della Università di New York, Nouriel Roubini. Che nel 2006 aveva strabiliato tutti, preannunciando una terribile crisi finanziaria prossima ventura (cosa che lo ha fatto diventare, dopo il fallimento di Lehman Brothers, una vera celebrità). E che quest’anno ha pensato bene di avventurarsi – con la sua società di consulenza, la RgeMonitor – nel terreno minato delle previsioni di Borsa. Risultato: a marzo, senza se e senza ma, Roubini scriveva:

E’ il solito déjà vu. (…) I mercati cominciano a salire – questa volta dell’8% in una settimana – e il coro degli ottimisti comincia a dire che (…) siamo all’inizio di un rialzo sostenuto che riporterà in alto le Borse (…). Lasciatemi spiegare in dettaglio perchè non è così…

Già. Peccato che invece le cose siano andate esattamente così. Cioè: come pensavano gli ottimisti. E che le Borse – tutte e proprio da marzo – siano andate in un’unica direzione, opposta a quella indicata da Roubini. Cioè : verso l’alto. Risultato: chi ha seguito i suoi consigli, ci ha perso un sacco di soldi. Con buona pace delle condivisibilissime ragioni che rendevano il professore della università di New York tanto pessimista. E ancora. Tanto pessimista, Roubini. Ma mai quanto gli economisti del team Europe 2020. Che avevano previsto pure loro (più o meno) correttamente la crisi. E che – però – nel 2009 si sono fatti un po’ prendere la mano. Secondo loro: nell’estate dell’anno scorso, niente-po-po-di-meno-che la Gran Bretagna doveva fare bancarotta. Bancarotta che sfortunatamente – sfortunatamente per loro, s’intende – non si è verificata.

Infine, gli astrologi. Ogni anno il Cicapil Comitato italiano per il controllo sulle affermazioni del paranormale – si diverte a verificare l’attendibilità di maghi del pendolino e dei segni zodiacali. Maghi che – anche nel 2009 – non hanno deluso le attese. Regalando perle di saggezza. E squarci sul futuro illuminanti. Per esempio – e come ricorda il Cicap – la sensitiva Teodora Stefanova aveva visto, previsto e stravisto “pochi scossoni nel Pd”, spiegando che “nel futuro” c’era “ancora Franceschini” come leader. E infatti il nuovo segretario è il piacentino Pierluigi Bersani. Il mago Johnny, poi, aveva battutto tutti in precisione: il 13 marzo scorso, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama doveva essere vittima di un attentato, con tanto di “battaglia tra bianchi e neri” e “suicidi collettivi”. Uno spettacolo terrificante che ha avuto un unico difetto: non è mai andato in scena. Mentre nientemeno che Nostradamus avrebbe predetto – secondo tal Luciano Sampietroun’aggressione mortale al papa per lo scorso 13 maggio, a Betlemme. Inspiegabilmente, il ponteficie non solo è vivo. Ma si è pure permesso di tirare le orecchie all’intera categoria dell’Occulto. Misteri della fede.

Il vero mistero – però – è un altro. Ovvero: perchè – nonostante i tanti svarioni e i pochi successi – visioni e previsioni non passano mai di moda? Domanda complessa. Cui – volendo fare un po’ di Storia e di antropologia alla amatriciana – verrebbe da dare una risposta semplice: l’uomo da sempre si interroga sul futuro. E cerca delle risposte. E’ più forte di lui. Di qui – e fin dalla notte dei tempi – il proliferare di profeti, aruspici, futurologi e quant’altro. Alcuni in cattiva fede. Ovvero: interessati solo a fare quattrini, con un meccanismo ben collaudato: spararle più grosse possibili per attirare l’attenzione e spennare qualche pollo. Alcuni in buona o buonissima fede. Come il padrone di casa di quel papa, Benedetto XVI^, che quest’anno ha richiamato tutti all’ordine e alla razionalità. Perchè pure il Vangelo contiene una previsione di tutto rispetto: l’Apocalisse. Che i fedeli cristiani attendono pazientemente. Da “soli” 2000 anni. Non solo. Visioni e previsioni non passano mai di moda, perchè ogni tanto qualcuno ci azzecca. Un po’ per caso (statisticamente: se centinaia di migliaia di persone si azzardano a prevedere questo o quello, prima o poi qualcuno ci prenderà pure). Un po’ perchè certi problemi si possono effettivamente intravedere da lontano. Come la crisi economica che stiamo vivendo. E infatti. Per prevedere una crisi finanziaria in un Paese – gli Stati Uniti, prima economia al mondo -  che aveva un debito (pubblico e privato) pari al 350% del Pil, non ci voleva Nostradamus. Solo un po’ di onestà intellettuale (oltre a competenze in campo economico, ovvio).

E dunque? E dunque: auguri ai nostri lettori per l’anno che verrà. E una raccomandazione: fate le vostre scommesse sul futuro. Però fatele innanzitutto con la vostra testa. Magari sbaglierete anche voi. Ma almeno non vi sarete fatti prendere in giro da nessuno.

 

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