di

Maurizio Martucci

La notizia che farà tremare il movimento internazionale Stop 5G arriva da Bruxelles: la Segreteria Generale del Consiglio dell’Unione Europea ha inviato a tutti i delegati le conclusioni intitolate “Dare forma al futuro digitale d’Europa“, approvate con procedura scritta il 9 giugno 2020.

Tra le 24 pagine del documento, che parzialmente riportiamo in esclusiva assoluta su OASI SANA, al punto 36 si “sottolinea che, nell’ambito della diffusione di nuove tecnologie come 5G/6G, è importante preservare la capacità delle forze dell’ordine, dei servizi di sicurezza e della magistratura per esercitare efficacemente le loro legittime funzioni; tenendo conto delle linee guida internazionali per gli effetti sul campo elettromagnetico sulla salute; rilevando che è importante combattere la diffusione di disinformazione sulle reti 5G, in particolare per quanto riguarda le affermazioni secondo le quali questa rete costituirebbe una minaccia per la salute o il fatto che sarebbe collegata al COVID-19“.

Il Consiglio dell’Unione europea è una sorta di Consiglio dei ministri europei e il Segretariato generale del Consiglio presieduto dal diplomatico danese Jeppe Tranholm Mikkelsen è l’organismo incaricato di assistere il consiglio europeo. Insomma, stiamo parlando del vertice, al vertice dell’UE.

Dopo aver scoperto il clamoroso conflitto di interessi del Governo italiano per la presenza di Vittorio Colao nel Consiglio d’Amministrazione di Verizon, colosso mondiale del 5G, adesso è chiaro che ci troviamo davanti ad una vera e propria manovra d’accerchiamento come una partita a Risiko, al prefigurarsi di una tecnodittatura legalizzata, una caccia alle streghe 2.0 nel dischiudersi di un’ondata repressiva senza precedenti orchestrata in nome di una scienza negazionista votata al rischio nell’ignoto tecnologico. Questo documento mette infatti nero su bianco come nessuno, d’ora in poi, potrà più sentirsi sicuro: repressione contro chiunque dissenta, persino contro politici precauzionisti per la moratoria, medici, scienziati e ricercatori indipendenti impegnati nella denuncia dei lati oscuri dell’Internet delle cose. Ma pure contro quanti oseranno mettere in discussione gli obsoleti e capziosi standard sui soli effetti termici (e non propriamente biologici, tanto meno a lungo termine) redatti dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP), l’ente privato con sede in Germania condannato anche dai giudici della Corte d’Appello del Tribunale di Torino per l’inattendibilità degli studi e i legami con le compagnie telefoniche.

 

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