Leggere “il Fatto quotidiano” della premiata ditta “Travaglio, Padellaro&co” – spesso e volentieri – è come leggere un classico giallo all’inglese. Appassionante e rassicurante. C’è sempre un nuovo delitto. E c’è sempre il solito colpevole. Nel classico giallo inglese era il maggiordomo. Su “Il Fatto quotidiano”, di norma, è Berlusconi.

Un copione che non ammette (quasi) mai varianti. Perchè in Italia – non da oggi – ne capitano di tutti i colori. Ma gira e rigira – e chissà come mai – spunta sempre lo zampino del Cavaliere. Che oltre ad essere (onni)potente, è evidentemente onnipresente. Soprattutto se qualcosa non va.

L’omofobia, per esempio.

Giorni fa, il solito “Fatto” della solita premiata ditta “Tra.Pa.&co” ospitava una di quelle classiche storie “che-c’è-da-vergognarsi-di-essere-italiano”. Storia – va da sè – con annesso delitto. In questo caso un’aggressione. Titolo: “Piccoli branchi crescono”. Trama: una giovane donna – Giulia, 21 anni – e un amico italo-marocchino – Ahmed – girano per le vie di Milano. E’ sera. Tre ragazzotti, come i bravi di manzoniana memoria, li fermano; gli chiedono una sigaretta; e, per non sapere nè leggere nè scrivere, schiaffeggiano Ahmed. Perchè? Perchè Ahmed è gay. Non solo. Ma il povero Ahmed – oltre al danno (lo schiaffo e basta, perchè per fortuna l’aggressione è finita lì) – si diceva: oltre al danno incassa pure la beffa. Lasciatisi alle spalle gli aggressori, infatti, prende – giustamente – a lamentarsi a voce alta: ““Possibile – si lamenta Ahmed -che uno venga schiaffeggiato solo perché è gay?”. Gli risponde un altro gruppo di ragazzotti in coro: “Ricchione!”.

Dirà qualcuno di voi: embè, che c’entra Berlusconi? C’entra, c’entra. Perchè l’autore del pezzo – al secolo Mimmo Lombezzi, già volto noto della RaiTv – conclude amaramente: “Anni di battute da “telecaserma” o da talk-shock hanno seminato il terreno: ciò che conta è trovare un “diverso” da pestare per passar la serata”. Già. Telecaserma e Talk-schock. Cioè tivù. Cioè signor Tivù. Insomma – e voilà – colpa del culturame targato, ça va sans dire, Berlusconi.

Geniale.

L’omofobia – che in Italia c’è eccome – è dunque colpa del Cavaliere, delle sue televisioni e dei suoi governi, come sembra suggerire Lombezzi sulle colonne de “Il Fatto”? Beh, ecco, certe scelte – come quella del ministro Mara Carfagna di levare il patrocinio del governo al Gay pride; o il niet al riconoscimento delle coppie di fatto – non hanno sicuramente giovato alle battaglie di civiltà degli omosessuali italiani. Ma va detto – e Mimmo Lombezzi e “il Fatto quotidiano” non l’hanno detto – che oltre alle battute da “telecaserma” e una politica a dir poco miope in Italia c’è un problemino in più.

E sì. Perchè nel nostro (ex) Belpaese – da circa 2000 anni – c’è un’istituzione che non fa talk-schock e neppure battute, ma cultura “seria”. Si chiama Vaticano. E gli omosessuali – diciamolo chiaro – li discrimina. Anche per bocca dei suoi politici di riferimento, che stanno al Centro, a Destra e pure a Sinistra. Come l’onorevole e psicoterapeuta, Paola Binetti. Che non è berlusconiana. Anzi milita nelle file del Piddì (nella scorsa legislatura era senatrice, da due anni è deputata). E ha detto e ridetto che, secondo lei, gli omosessuali sono dei “malati” e che andrebbero curati.

Tesi – con altre parole – ribadita anche ieri dal cardinale messicano Javier Lozano Barragán: “Non si nasce omosessuali, ma lo si diventa. Per varie cause, per motivi di educazione, per non aver sviluppato la propria identità nella adolescenza, magari non sono colpevoli, ma…” Ma? Ma “Trans e omosessuali non entreranno mai nel Regno dei cieli e non lo dico io, ma San Paolo”, ha sentenziato il cardinale.

Ohibò. E se lo diceva San Paolo, gli omosessuali stanno freschi. E dovranno farsene una ragione.

Parole – quelle che descrivono i gay come dannati – che non aiuteranno a redimere i bulletti in cerca di “un diverso da pestare per passare la serata”. E che per certo avrebbero meritato – oggi, sui giornali – ampio spazio e una ricca messe di editoriali e riflessioni. E invece? E invece – più o meno – zero. Zero spazio. E zero dibattito. A partire da “il Fatto quotidiano” della premiata ditta “Tra.Pa.&co”. Che sulla faccenda – oggi  – non ha scritto una riga. Alla faccia degli Ahmed e dell’indignazione per i “piccoli branchi che crescono”.

Di più: l’unico quotidiano – tra quelli a grande tiratura – che ha messo la condanna per i gay al rogo dell’inferno in prima pagina, è stato – pensate un po’ -proprio  il berlusconiano “il Giornale”. Per dire al cardinale bene, bravo, bis e damoje al diverso? No. Per dire – in un fondo firmato da Andrea Tornielli – che c’era da sperare che l’alto prelato messicano fosse stato frainteso. Insomma: un garbato invito a smentire. E senza battute da telecaserma.

Ma come: e il culturame? E il culturame si vede che – oggi – era finito in soffitta. Come certi vecchi gialli, appassionanti e rassicuranti. Ma che con la realtà – a volte – hanno poco a che fare.

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